La politica torni ad essere passione

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Il clima politico è in fermento. Tra l’appena trascorsa elezione del Presidente della Repubblica e le imminenti elezioni regionali sono state, e saranno, settimane fatte di trattative, incontri, accordi. Insomma, tutto ciò che probabilmente – nel corso di questi anni – ha fatto sì che maturasse la cosiddetta “antipolitica”, sempre più distante dai cittadini e sempre più circoscritta alle stanze del potere. L’avvocato salernitano Lello Ciccone fa politica da un vita e, per questo, prova a spiegare il vero senso di essa.

Avvocato Ciccone quale definizione darebbe lei della politica?
“Qualcuno dice che la politica è quasi un vizio, una cosa alla quale non si riesce più a rinunciare una volta che la si è frequentata. Altri dicono che è diventata solo l’arte di coltivare i propri interessi personali o, al massimo, quello dei propri amici e parenti. Altri ancora ritengono che sia affezione al gusto dell’esercizio del potere. Personalmente rivendico un’altra convinzione. Per me la politica è stata sempre passione e l’ho sempre intesa come spirito di servizio, sin dai tempi in cui frequentavo l’Università. E’ stata desiderio di impegno, voglia di difendere e coltivare un punto di vista, un obiettivo comune da realizzare. Chi mi conosce sa che non sono il classico politico, quello che si fa sentire e vedere soltanto nell’imminenza di una scadenza elettorale. Con chi ho condiviso idee e proposte ho stretto un legame di empatia, di stima e talvolta anche di sincero affetto. Alle persone che mi hanno posto problemi ho sempre cercato di dare una risposta, che non è mai miracolistica perché non amo prendere in giro il prossimo con promesse irrealizzabili. Nel difendere giuste cause e i diritti delle persone oneste, operose e capaci, in politica così come nella mia professione, ho sempre messo tutto il mio impegno e la mia tenacia.”
Cos’è che la spinge ad andare avanti?
“Ciò che mi muove è il desiderio e la volontà di risolvere i problemi della comunità, come ho fatto in passato nelle amministrazioni locali. Ricordo le battaglia per la trasparenza amministrativa nel consiglio comunale di Salerno ai tempi in cui si progettava il nuovo assetto urbanistico della città. Con entusiasmo, da assessore comunale, avviai un processo di rinnovamento dei metodi amministrativi e di rigore nella gestione del denaro pubblico cercando come riferimento i giovani professionisti salernitani. Un percorso che, a distanza di anni, resta una inconfutabile dimostrazione di come si possano seguire strade e metodi nuovi nell’amministrare il denaro pubblico. Con lo stesso metodo ho gestito per breve tempo l’assessorato ai Trasporti di una Provincia che era già un ente in disarmo e con pochissima capacità di spesa. Ciò nonostante ho sempre cercato di fare il massimo possibile pur col minimo dei mezzi. Di una cosa posso essere fiero: pur essendomi talvolta trovato a gestire situazioni ad alta conflittualità e tensione sociale, ho sempre affrontato in spirito di lealtà e chiarezza lavoratori e cittadini che manifestavano seri disagi e problemi stringenti.”
Quindi, a suo parere, chi fa politica dovrebbe avere un approccio differente?
“Non sono un politico in fuga davanti ai problemi, uno che non si fa trovare, non sono la persona che ti parla da amico solo per chiederti un voto. Ed ora che la politica è chiamata a fornire segnali ed atti di radicale cambiamento, ora che servono chiarezza, pulizia, trasparenza e capacità di interagire con le persone invece di chiudersi tra le mura di un palazzo a godere dei propri privilegi, ritengo che il metodo del mio impegno possa essere utile. Voglio impegnarmi perché finisca un modo di interpretare la politica come uso del denaro pubblico per coltivare carriere, interessi personali, clientele, aree di consenso. E’ questa invadenza della politica come foraggiatrice di parassitismo che ha divorato sinora il nostro paese e soprattutto il Meridione. E’ necessario invece mettersi al fianco delle persone di buona volontà, sostenere orizzontalmente le economie locali, l’associazionismo, la cooperazione tra produttori di beni e di servizi.”
Di cosa ha bisogno la Campania per la definitiva svolta?
“Nella nostra regione soprattutto c’è bisogno di sostenere queste energie, per porre fine a una storia di eccessiva frammentazione di interessi, di sfilacciamento del tessuto economico e sociale. E’ necessario trovare, intorno a un grande progetto di rilancio economico fondato su idee precise di territorio, unità di interessi, compattezza. Mettere assieme le forze più sane e più meritevoli – ce ne sono per fortuna ancora tante in Campania – e progettare con loro il futuro della nostra terra.”

Deborah Errico per Le Cronache del salernitano